di Valentina Castelli
TRICASE | Sono appena trascorse le prime ore di custodia per Vincenzo Alfarano, l’allenatore 54enne originario di Civita Castellana (Viterbo), ma residente a Tricase, che probabilmente domani mattina risponderà nel carcere di Borgo San Nicola, per la prima volta, alle domande del giudice per i cinque gravissimi capi d’accusa. Otto, in realtà, considerando quelli per cui avrebbe reiterato. L’uomo è stato arrestato dopo sei mesi d’indagine da parte dei carabinieri, con una richiesta di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Alcide Maritati, su richiesta del procuratore di Lecce, il pubblico ministero Carmen Ruggiero.
Tutto avrebbe avuto inizio nel maggio scorso quando uno dei padri delle vittime (in tutto cinque di età compresa fra i 13 e i 14 anni) aveva letto per caso un sms inequivocabile rimasto nella memoria del telefonino del figlio. Tanto è bastato per rivolgersi ai carabinieri della stazione di Tricase che, raccolta la sua testimonianza, si sono messi subito al lavoro per accertare chi fosse il «presidente». Alfarano nella cittadina non è certo sconosciuto. Tutti lo conoscono per essere l’allenatore sia di una squadra di pallamano, sia di una di calcetto. Ed è proprio approfittando di questo suo ruolo che avrebbe avvicinato alcuni giovanissimi atleti, nel tentativo di avere con loro qualche rapporto sessuale.
Le indagini sono iniziate proprio dagli sms che l’uomo inviava quotidianamente ai ragazzi. Secondo i tabulati raccolti e analizzati dalla magistratura, Alfarano arrivava ad inviarne anche 50 al giorno. In questi messaggi avrebbe dichiarato loro il suo «amore» tanto da intimarli a contattarli.
«VADO DA PAPÀ, GLI FACCIO CHIUDERE IL NEGOZIO» | A una delle vittime avrebbe inviato un sms puntando sull’emotività del ragazzino: «Allora vado da papà, gli faccio chiudere il negozio, perché io ho il nipote ispettore della Finanza». E ancora: «La prossima volta che ti invito a pranzo devi venire sennò dico a papà che sei stato tu e dobbiamo fare qualcosa di più consistente altrimenti dico a papà che sei stato tu». Da un altro avrebbe preteso informazioni riguardo le attività sulle quali fosse impegnato, contattandone talvolta gli amici con altri sms in cui avrebbe detto di lasciar perdere, cioè di allontarsi da un amico poco affidabile: «Digli a Federico (il nome è di fantasia, ndr) che sono deluso non mi aspettavo questo da lui, stai lontano da lui perché non è un buon amico lascialo perdere». E ancora: «Ciao scusa per questo sms e so che tu sai chi sono io! Fammi un favore dì a quel m* di f* e i* del tuo amico Federico se ha le palle ma lui non le ha, digli di dirmi le cose in faccia e non dietro le spalle, fammi mandare mex anonimi se non lo lascio stare mi fa spaccare le gambe e le ginocchia, che io ho delle persone, i* io non ho paura diglielo al tuo amico Federico! Ciao e scusa». A un’altra vittima si sarebbe rivolto spingendosi oltre: «Domani vieni a casa mia…», oppure «domani vieni a casa mia ti do dieci euro».
Tre le vittime ci sono due fratelli, a uno dei quali avrebbe mandato messaggi dove esprimeva la sua gelosia per la frequentazione di uno di loro con ragazzine coetanee, in altre circostanze avrebbe promesso di rivolgersi ai genitori del giovane con epiteti offensivi.
MINACCE E RICATTI CON I VIDEO | Per chiedere il silenzio sulle frequentazioni che intercorrevano fra Alfarano e i ragazzini, l’allenatore avrebbe minacciato di rivolgersi agli amici, delle loro intime frequentazioni e non solo. Avrebbe fatto mostra anche dei video e delle foto dove sarebbero presenti le immagini delle vittime nude, ledendo, così, la loro reputazione. I ragazzi, c’è poi da dire, sarebbero stati pagati con 20 euro, affinché non raccontassero in giro gli orrori del «presidente». L’uomo dovrà difendersi da pesanti accuse: induzione alla prostituzione e alla pornografia minorile, violenza sessuale, atti persecutori e molestie. E domani, ad assisterlo nell’interrogatorio, ci sarà anche il suo difensore, l’avvocato Toni Indino.
Mercoledì 19 ottobre 2011
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