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Lecce | Altre sette persone, legate all'organizzazione criminale, ancora in stato di libertà

Spaccio di cocaina, hashish, eroina albanese
Emesse 11 ordinanze di custodia cautelare

Appartengono alla Sacra Corona Unita brindisina gli uomini colpiti in
carcere dal provvedimento. Smistavano droghe tra Lecce e Brindisi

Redazione Online

LECCE | Sono undici gli ordini di custodia cautelare eseguiti in carcere stamane dalla Direzione investigativa antimafia di Lecce e Bari a carico di soggetti residenti nella provincia di Brindisi. Le accuse avanzate per i componenti dell'organizzazione criminale, radicata nel capoluogo brindisino, sono associazione a delinquere finalizzata all'illecita detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, spaccio di droga e detenzione e porto illegali di armi da fuoco.

SACRA CORONA UNITA BRINDISINA | L'associazione criminosa ai cui vertici figurano i fratelli Brandi, esponenti di spicco della Sacra Corona Unita coordinava le operazioni di smistamento di cospicue quantità di droga nelle province di Lecce e Brindisi, in particolar modo di cocaina, hashish ed eroina albanese di cui detenevano il monopolio. Un mercato, quello dell'eroina albanese che non conosceva rivali poiché i possibili concorrenti della zona venivano sottoposti a continue minacce ed intimidazioni e costretti ad abbandonare il campo. Coinvolti nelle indagini, ma ancora in stato di libertà, altri sette uomini, accusati degli stessi reati e legati alla Sacra Corona Unita.

I NOMI | Questi i nomi delle persone coinvolte: Antonio Andriola di 52 anni, Sandro Antonino di 29 anni, Cosimo Carrisi, 34enne, Antonio Guzzo 30 anni, Giovanni Gerardi 35 anni, Tommaso Marsella 39 anni, Francesco Nardelli 42 anni, Umberto Perrucci, 42 anni, Francesco Santostasio 60enne, Cosimo Schena 39 anni e Nicola Chirico di 42 anni.

PRECEDENTI | All'origine degli avvenimenti di oggi, i risultati dell'operazione Berat-Dia, risalente al 2007, che portarono  alla luce un'organizzazione criminale dedicata all'importazione dall'Albania di grosse quantità di eroina, nella quale erano coinvolti i fratelli albanesi Lekli e alcuni brindisini. Al loro fianco, un'associazione armata di stampo mafioso al seguito dei fratelli Brandi si occupava di estorsione. Per l'accusa di associazione di stampo mafioso è già stata emessa condanna di primo grado, ma la grossa mole di dati raccolti durante le indagini ha consentito di evidenziare l'esistenza anche del reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Lunedì 21 novembre 2011

© Riproduzione riservata

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