di Valentina Castelli
LECCE | Un'infanzia negata nei suoi diritti fondamentali, quella delle tre piccole figlie di K.S. 39 enne del Kosovo, e di sua moglie, F.G. 42 enne, originaria di San Vito dei Normanni, ma come lui residente a Nociglia. Dopo l'arresto dell'uomo avvenuto il 15 dicembre scorso con l'accusa di violenza sessuale e maltrattamenti, sono stati condannati oggi con rito abbreviato per rispondere delle sevizie che l'uomo, con la complicità della moglie avrebbe perpetuato sulle 3 minorenni per anni. Le ragazzine oggi hanno rispettivamente 15 anni le gemelle, e 13 l'altra, ma vivevano questo inferno da quando ne avevano poco più di 5. I due coniugi hanno una quarta figlia, sordomuta, che proprio a causa di questo problema, è stata invece esclusa dal procedimento.
IL CORAGGIO DI PARLARE | Le indagini hanno avuto inizio quando una delle due gemelline si è presentò a scuola con un braccio leso, a causa delle percosse ricevute, e trovò finalmente il coraggio di raccontare alla sua insegnante dei maltrattamenti e delle violenze subite. L'insegnante e la dirigente scolastica, che nel frattempo era stata informata della situazione, chiamarono immediatamente i servizi sociali che, a loro volta, richiesero l'intervento del tribunale. La cosa sorprendente è che i servizi sociali, il cui servizio è destinato ad aiutare proprio le famiglie che presentano delle problematiche, nonostante conoscessero da tempo il nucleo familiare, non erano mai intervenuti concretamente a riguardo.
VIOLENZE SESSUALI E MALTRETTAMENTI CON IL SILENZIO DELLA MADRE | Durante l’incidente probatorio la 12enne ha raccontato con grande difficoltà le dinamiche degli abusi subiti. Il padre costringeva, infatti, le figlie a subire rapporti sessuali completi, riducendole con le minacce e le sevizie alla sua più totale sottomissione. Lontana da ogni tipo di canone materno la madre, che indifferente di fronte alle urla delle figlie aveva più volte agevolato le violenze, trovando scuse per farle entrare in camera da letto: «Vai in camera da letto, prendi la mia borsa così usciamo». Appena la figlia entrava nella stanza si ritrovava bloccata dal padre, che attendeva là pronto ad approfittare di lei. Le bimbe venivano scelte a caso. Ma per una delle piccole, che secondo il padre non rispecchiava i canoni standard di bellezza, la violenza sessuale si sommava a quella psicologica: «Tu non sei bella, chi ti vuole, nessuno ti prenderà».
«SI SONO INVENTATE TUTTO» | L’uomo arrestato su ordinanza cautelare emessa dal gip Alcide Maritati, durante l’interrogatorio di garanzia negò ogni tipo di accusa, anzi asserì che le sue figlie avevano inventato tutto perché volevano uscire per concedersi ai ragazzi, cosa che lui proibiva loro. La sentenza è stata emessa oggi dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Lecce Vincenzo Brancato che ha condannato con rito abbreviato l’uomo a 18 anni di reclusione e la moglie a 12 anni; il pubblico ministero Stefania Maria Mininni ne aveva chiesti 20 per lui e 14 per lei. I due erano rappresentati dagli avvocati Giuseppe Romano e Giuseppe Erriquez.
Da mesi intanto le ragazzine sono state accolte da una comunità, dove potranno finalmente dimenticare questo incubo e vivere serenamente.
Martedì 6 dicembre 2011
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