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NARDÒ | Hanno deciso di patteggiare i due giovani di Nardò coinvolti in un'estorsione a luci rosse ai danni di un anziano 66enne del posto. Il gup Giovanni Gallo ha emesso la sentenza condannando Luigi Imbò a 2 anni e 3 mesi di reclusione e Marco Valerini ad un anno e 11 mesi, pena patteggiata con il pubblico ministero Giuseppe Capoccia.
UN FILMATO COMPROMETTENTE | Risale ad un po' di tempo fa il piano ordito dall'elettricista e dal tecnico informatico di Nardò, mediante il quale avrebbero sottratto una somma di denaro pari a circa 30mila euro ad un 66enne in pensione, ex imprenditore nel settore sanitario e farmaceutico.
Alla base dell'estorsione un filmino hard, salvato sul computer, con le immagini dell'uomo in atteggiamenti compromettenti, che non lasciavano spazio all'immaginazione, con la sua amante, una donna neretina di 33 anni.
L'ex imprenditore si era rivolto ad Imbò, suo conoscente, per chiedergli assistenza per un guasto subito dal suo personal computer, ma l'uomo non essendo competente in campo informatico aveva chiesto aiuto, a sua volta, a quello che sarebbe stato in seguito il suo complice, Valerini, esperto nel settore.
Recuperato il pc, la scoperta intorno alla quale è stato pensato il macchinoso piano per guadagnare un po' di soldi: un filmato che aveva come protagonista l'anziano in atteggiamenti molto intimi con una donna, che dalle immagini non sembrava essere la sua compagna.
PAGARE PER TACERE | Il salvataggio su una chiavetta usb del video peccaminoso è stato solo il primo passo di un piano che gli avrebbe consentito di impossessarsi, in caso di epilogo positivo, di una somma di 30mila euro. Subito dopo i due hanno dato inizio alla fase delle minacce, inviando presso il domicilio della vittima una busta gialla, contenente un cd-rom con le immagini osè, il tutto accompagnato da un foglio dattilografato, nel quale si esortava l'uomo al pagamento di una somma di denaro, entro 24 ore, per evitare che le immagini fossero diffuse. Non soddisfatti gli estorsori hanno iniziato una vera e propria persecuzione telefonica, tempestando di chiamate la vittima, fingendo una voce dall'accento rumeno per evitare di essere smascherati.
Preoccupato e sfinito dalle persistenti minacce l'uomo si è rivolto ai carabinieri i quali hanno avviato subito le indagini sotto la direzione del pm Giuseppe Capoccia.
UN APPUNTAMENTO COME TRAPPOLA | La vittima, d'accordo con i carabinieri che avevano teso un'imboscata ai due uomini accusati di estorsione per coglierli con le mani nel sacco, gli diede appuntamento per la consegna del denaro. Sistemata la busta con i contanti, l'uomo si allontanò in attesa dell'arrivo di Imbò e Valerini. Ma quel giorno qualcosa non è andato per il verso giusto, e i due non hanno provveduto al ritiro della busta, successivamente trovata da un contadino e riconsegnata ai carabinieri.
LE MOSSE CON UN WALKIE-TALKIE | Altre minacce telefoniche, un compromesso che ha fatto scendere la somma inizialmente pattuita a 10mila euro ed un ulteriore incontro, quello definitivo, che ha portato all'arresto, il 14 giugno scorso. I due sopraggiunti nel luogo stabilito, a bordo di due auto diverse dalle quali comunicavano attraverso due walkie-talkie, sono stati colti in flagrante dai carabinieri mentre agguantavano il bottino, precedentemente lasciato dal 66enne nei pressi di un distributore di benzina poco distante da Lido Conchiglie.
MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA | Imbò assistito dall'avvocato Tony Indino e Valerini, dall'avvocato Giuseppe Calò, ammessa la loro colpevolezza, sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e tre mesi ed un anno e tre mesi di reclusione. Imbò non sconterà la pena in carcere perché appena arrestato ha trascorso due giorni nel carcere di borgo San Nicola, poi gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il suo avvocato oggi ha presentato l’istanza di revoca degli arresti domiciliari, perché il suo cliente è senza precedenti. L’istanza è stata accettata dal giudice dell’indagine preliminare, Annalisa De Benedictis. Valerini, già noto alle forze dell’ordine, è riuscito ad avere il patteggiamento perché all’inizio dell’indagine ha offerto a titolo di risarcimento danni 3mila euro al 66enne imprenditore di Nardò.
Venerdì 11 novembre 2011
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