di Caterina Sabato
PORTO CESAREO | Per ordine emesso dal Gip del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine e su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Negro, i finanzieri della compagnia di Gallipoli hanno denunciato 129 persone per reati ambientali e sequestrato la struttura turistico ricettiva «Punta Grossa» di Porto Cesareo per un valore complessivo pari a 50 milioni di euro.
L’attività è cominciata nel 2002 e l’intero complesso immobiliare ha causato una rilevante trasformazione urbanistica nella località di «Serricelle» area protetta e dichiarata di notevole interesse pubblico. La residenza turistica alberghiera «Punta Grossa» è stata realizzata senza che fossero approvate le autorizzazioni e gli abilitativi validi per la costruzione di una tale struttura. Ad accorgersi inizialmente di questo fu «Legambiente» che aveva riscontrato lo stravolgimento del territorio in questione e aveva fatto ricorso. Si tratta infatti di un enorme complesso turistico le cui quote dei soci corrispondevano a ciascun appartamento di circa 120mila euro l’uno.
La realizzazione del complesso immobiliare è stata resa possibile grazie ad alcuni illeciti commessi dall’ex sindaco di Porto Cesareo, Vito Foscarini, da due funzionari dell’assessorato urbanistico, un funzionario dell’assessorato all’ambiente, due progettisti e direttori dei lavori per la costruzione del residence, due tecnici del Comune di Porto Cesareo e il titolare della società Fernando Iaconisi, tutti indagati per reati contro la fede pubblica e abuso d’ufficio. A loro difesa hanno falsamente attestato che l’opera edilizia era stata effettuata precedentemente alla sentenza di annullamento del permesso di costruire mentre in realtà era stata realizzata successivamente al divieto. I responsabili degli assessorati all’urbanistica e all’ambiente della Regione Puglia avevano fornito pareri irregolari ed illegittimi, omettendo i controlli, obbligatori per legge, sulle attestazioni fornite dai funzionari comunali nonché sul rispetto dei vincoli.
Ma in che modo si riusciva a vendere gli appartamenti del residence non potendo procedere ad una formale compravendita immobiliare? Venivano sottoscritti fittizi contratti di acquisto/cessione di quote del capitale sociale della «Punta Grossa S.r.l.», alla quale erano stati conferiti gli appartamenti, in questo modo consentendo a 120 soggetti di poter acquisire la proprietà di fatto delle case-vacanza.
L’attività verrà ripresa ma solo la parte alberghiera mentre i 120 proprietari degli appartamenti non torneranno in possesso delle loro case perché consapevoli, all’epoca dell’acquisto, dell’illegittimità del complesso turistico.
Martedì 15 novembre 2011
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