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LECCE | Arrestati e condannati i capi massimi dell’operazione «Coriolano», oggi le prime condanne dei mafiosi, alcuni legati alla Sacra corona unita, arrestati lo scorso 10 maggio. Gli arresti da parte dei carabinieri della Compagnia di Maglie furono nove, tra gli arrestati il grande capo Leonardo Costa, 49enne, di Corigliano d’Otranto. Le accuse a carico di queste 9 persone sono di associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati quali vendita, offerta e cessione di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e marijuana, estorsione, attentato dinamitardo e danneggiamento con aggravante per aver partecipato ad una associazione armata.
Ma ricostruiamo le vicissitudini di questa operazione a delinquere. Il 27 ottobre 2010 c’era stata un’esplosione in uno studio del commercialista di Corigliano, Pierluigi Giannacchi. Il giorno dopo Costa si era presentato dal commercialista rivendicando il gesto e chiedendogli una somma pari a 20mila euro. Questo ha permesso l’inizio delle indagini da parte della Compagnia di Maglie e di arrestare Costa la seconda volta che si era presentato dal commercialista per ritirare il denaro richiesto. Costa era un personaggio pericoloso anche perché legato alla Sacra corona unita. Ciò ha permesso l’inizio di una lunga e difficile indagine che ha portato allo scoperto tutti i componenti dell’operazione Coriolano.
Grazie alle intercettazioni ambientali gli inquirenti scoprirono che Costa dal carcere continuasse a controllare il traffico di stupefacenti tramite sua moglie, Maria Cosima Baccaro, di 48 anni, e Renato Puce, di 34. Quest’ultimo era una figura importante perché si assicurava che tutte le somme di denaro derivanti dallo spaccio, vendita e distribuzione entrassero nelle tasche dell’operazione. Gli altri restanti 7 indagati si occupavano di spaccio, trasporto e detenzione di stupefacenti, la maggior parte della droga veniva fornita dall’albanese Myderizi Sokol, 42 enne, residente a Corigliano.
I due mafiosi Ugo Donno, di 22 anni, di Galatina, e Paolo Puce, di 38anni, di Corigliano hanno patteggiato, stamattina, una condanna rispettivamente di 3 anni e otto mesi l’uno e 4 anni l’altro. Puce era addetto ai conti per lo spaccio di marijuana e aveva un debito di 6mila euro nei confronti del commercialista Giannacchi per l’attività fiscale portata a termine dal professionista. Leonardo Costa, sua moglie Maria Cosima Baccaro, Renato Puce, Salvatore Luchena 58enne di Corigliano, Myderizi Sokol hanno scelto il giudizio con rito abbreviato e la sentenza sarà emessa il prossimo 10 febbraio 2012. Sempre in questa data il giudice dell’udienza preliminare Carlo Cazzella deciderà l’ipotesi di rinvio a giudizio per Antonio Alemanni, 32enne milanese, ma domiciliato a Corigliano (a lui è additato lo scoppio di una cabina telefonica a Corigliano d’Otranto) e Luigi Antonio Fonseca 32enne domiciliato a Corigliano ma nativo di Galatina. Per quanto riguarda, invece, lo spaccio di marijuana è emerso che Costa ne avesse a disposizione e venduto 9,5 chilogrammi per un valore pari a 40mila euro solo in parte pagati.
Venerdì 4 novembre 2011
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