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LECCE | E il neonato Terzo Polo comincia a muovere i primi passi ritrovandosi insieme ai suoi leader e ai suoi seguaci in piazza Libertini, come da appuntamento, alle ore 16. Tante le bandiere e gli striscioni ad accogliere i propri esponenti che dal palco salutano e si posizionano per dare il via ai loro interventi.
In molti si chiedono i motivi di questa alleanza, in cosa consista questo Terzo Polo, e il primo a sciogliere i dubbi è Gianfranco Fini, che spiega i motivi che hanno portato a questa coalizione: un patto con il popolo italiano. «Siamo noi la sintesi della buona politica» grida con impeto Fini, fiero «di non essere mai sceso a patti» e di «aver pagato sulla mia pelle tutte le scelte fatte». Ripercorre quel pomeriggio di luglio, quando venne «cacciato» a suo dire dal capo, da quel partito in cui aveva creduto, che aveva fondato, perché aveva ormai del tutto demolito quei valori in cui credeva, che sempre avevano animato la sua ardente fede politica.
A dargli manforte Francesco Rutelli, che ricorda da subito come Pier Ferdinando Casini riceva continuamente appelli affinché entri a far parte delle coalizioni di governo, ognuno di loro ha una storia di «non allineamento», ognuno di loro ha pronunciato un sonoro no alle leggi dell’«odierna politichetta». Sarebbero dunque questi i punti ad unire questa originariamente disomogenea lega novizia. Poi Rutelli si è soffermato sulla «sua» di storia, ricordando la pochezza della sinistra nella quale ha militato, di quanto si sia speso per evitare che virasse sempre più inesorabilmente a sinistra, come ancora attualmente accade. «Ci unisce quindi il fatto di non esserci appecoronati, di esserci ribellati, ma non come i moderni indignati che sono voci soliste e divise, noi ci siamo uniti. E mi onoro di non aver mai stretto la mano a Gheddafi né di avergliela baciata per poi non avere parole di pietas dopo la sua morte»
I giovani e il Mezzogiorno. Due le importanti sfide sul taccuino del Terzo Polo. E questo «uniamoci» di proletaria memoria parte proprio da Lecce, il nostro Salento è stato oggi quel palco da cui il nascente movimento ha promesso di impegnarsi per dare delle risposte concrete al Paese, prendendosi l’impegno che il cammino che da oggi ha inizio sia lungo e continui. Già a partire dalla prossima tappa, prevista questa volta in una città del Nord: Verona.
A chiudere la serie d’interventi Pier Ferdinando Casini che si è soffermato su quella che, a suo dire, sarebbe una delle piaghe più purulente del nostro Sud: la criminalità. Da piazza Libertini, Casini conferma il suo impegno contro la malavita e la delinquenza, ricordando i recenti disordini di Roma e chiarendo di essere al fianco dei poliziotti e delle forze dell’ordine che ogni giorno si prodigano per combatterla. «Partiamo da Lecce perché confidiamo nel Sud: se l’Italia vuole crescere, deve partire dal Mezzogiorno, è il Sud che deve rimboccarsi le mani e smuoversi, ma non con l’improvvisazione. Questo governo non ha programmi per voi, vi ha dimenticati».
Cosa concretamente il Terzo Polo può fare per il Sud? Casini chiarisce che intendono muoversi verso tre direttive: la riforma mercato-lavoro, chiedendo incentivi per le aziende affinché i contratti a tempo determinato si trasformino in indeterminato, ricordando che l’Italia è il Paese ad avere i salari più bassi d’Europa; la previdenza, ricordando che chi ha la fortuna di nascere oggi ha una speranza di vita che si aggira intorno ai novant’anni di età. Loro intento, in tal senso, è quindi allungare l’età pensionabile e con i fondi risparmiati investire sulla famiglia e sulla ricerca. Ultimo punto: la selettività degli studi, abolendo il titolo di studio nel suo valore legale.
«Non importa da dove si viene, ma dove si vuole andare» ha concluso Casini, «i cimiteri sono pieni di gente che si riteneva indispensabile, noi senza di voi non siamo niente».
Il terzo Polo è ufficialmente nato e sulle note dell’inno d’Italia Piazza Libertini è tornata deserta. (b.m.)
Sabato 22 ottobre 2011
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