di Barbara Melgiovanni
LECCE | Strutture troppo vicine all'abitato. Questa l’accusa dei residenti in via Rocco Scotellaro a Lecce che da qualche giorno sono vittime della realizzazione proprio lì, a pochi palmi dal loro naso, di due impianti fotovoltaici. Ad intervenire sulla questione nel tentativo di placare le ire dei residenti indignati, Severo Martini, assessore all'Urbanistica del Comune di Lecce, che spiega come nulla si possa fare per impedire la nascita dei due impianti, perché l’iter in corso per la loro realizzazione è del tutto in regola, passando la palla alla Regione Puglia.
POSIZIONE CONTRARIA | Loredana Capone, vicepresidente della Regione, però non ci sta e rilancia: «Sorprende non poco quanto dichiarato dall'assessore all'Urbanistica del Comune di Lecce circa le responsabilità della Regione in riferimento alla realizzazione degli impianti fotovoltaici in via Scotellaro – chiosa – Gli impianti in questione saranno indubbiamente stati progettatati al meglio, anche in considerazione del fatto che, per almeno uno dei due, la progettazione è stata affidata dall'ingegnere Martini. Ma non è affatto vero che la normativa regionale sulle Dia privava i Comuni della possibilità di un intervento a tutela di aree del territorio ritenute non idonee all'insediamento di parchi. Al contrario, la legge regionale 31 del 2008 riconosceva espressamente ai comuni il potere di individuare aree ritenute non idonee con deliberazione consiliare non soggetta ad alcun controllo da parte della Regione». Quindi, in definitiva, sarebbe stato il Comune di Lecce, come altri comuni, a non ritenere di esercitare tale potere e «nel bene e nel male – ha concluso Loredana Capone – di tale scelta deve assumersi la relativa responsabilità».
RIBATTE MARTINI | Martini non demorde e replica alle dichiarazioni rilasciate dalla vicepresidente della Regione, invitandola ad assumersi tutte le responsabilità delle scelte compiute dalla sua giunta regionale in tema di energie rinnovabili, accusandola di cambiare le carte in tavola. Fa poi riferimento alla legge citata dalla stessa e varata dalla Regione Puglia, definendola «una legge assurda, grazie alla quale si è consentito a chicchessia di realizzare un campo fotovoltaico su un terreno agricolo con una semplice Dia (Denuncia Inizio Attività), lo stesso procedimento amministrativo, tanto per capirci, adottato da un normale cittadino che intenda aprire una finestra all’interno della propria abitazione».
Una legge quella a cui si fa riferimento, la 31 del 2008, definita con un’apposita sentenza nel marzo del 2010 «incostituzionale», bocciando sonoramente le politiche regionali in materia di energie rinnovabili. Tanto che nell’agosto dello stesso anno, per evitare che l’amministrazione regionale fosse sommersa da risarcimenti milionari da parte delle aziende che avevano avviato l’attività facendo riferimento a quella legge regionale, il governo nazionale è stato costretto ad emanare il cosiddetto decreto «salva-Puglia» che ha sanato soltanto le situazioni preesistenti, quelle nelle quali le istruttorie erano già state avviate, lasciando intatto il restante dispositivo della Corte Costituzionale.
«Purtroppo, Lecce, al pari di numerosi comuni pugliesi - rincara la dose Martini - è soltanto una vittima delle scellerate politiche ambientali messe in campo dal presidente Nichi Vendola e della sua giunta che hanno finito per devastare il nostro territorio, com’è sotto gli occhi di tutti. Difendere scelte indifendibili perpetuate dalla Regione Puglia non è stato un buon esordio per la candidata alla carica di sindaco del Comune di Lecce».
Venerdì 11 novembre 2011
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