di Barbara Melgiovanni
LECCE | Parte dal Salento il Terzo Polo. In un Politeama gremito di gente che dalle 10 aspetta fuori l’arrivo dei propri leader. L’assemblea nazionale ha inizio intorno alle 11 con il saluto delle forze promotrici: Pino Pisicchio, onorevole del Movimento per le autonomie (Mpa), si rivolge soprattutto alle prime file, dove siedono i più giovani, le nuove leve del movimento che indossano la maglietta del Terzo Polo in segno di accoglienza. Non mancano le stoccate nei confronti della maggioranza, in particolar modo all’ex compagno dell’Idv Scilipoti, definito «l’esoterista dell’agopuntura», perché per l’onorevole, a differenza di quanto la Lega sostiene e fa, «L’Italia non si salva, se non tutta insieme».
«La campagna per ricostruire il Paese comincia oggi da qui» esordisce nel suo intervento Salvatore Tatarella di Fli. «Sono due le strade che si possono percorrere: quella dell’antipolitica e quella del ritorno alla buona politica». La seconda strada è proprio quella che il nascente movimento si augura di poter rappresentare, per «salvare il Paese dalla deriva del berlusconismo cadente e declinante.»
A chiudere gli interventi di apertura dei lavori Salvatore Ruggeri, segretario provinciale dell’Udc di Lecce, che da buon padrone di casa ringrazia gli amici che hanno scelto Lecce come sede: «l’estremo lembo dell’est Italia può essere una scelta strategica per ricreare un’Italia nuova. Siamo stati abbindolati per troppo tempo da promesse vane». E a quanti hanno timore di forze così diverse, quelle politiche oggi presenti Unione di Centro, Fli, Api e Mpa, che si addensano tutte intorno a questo nuovo Polo, partiti con entità e programmi propri, rassicura: «Le nostre diversità saranno unite dal medesimo sguardo che punta verso l’Italia e che ci unisce».
L’apertura dei lavori comincia con l’editoriale di Claudio Scamardella, direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia. Il suo è un discorso sentito, «da meridionale che lavora da due anni in Puglia» e speranzoso: «Sono cinque i motivi che rendono il mezzogiorno meno sfavorevole: il fatto che dal declino in cui viviamo non può che nascere un nuovo orizzonte, con una società più equa e più giusta, come ci ricorda spesso il Papa, dalla presa di coscienza ormai di tutti che è giunto il momento, finalmente, di risarcire le nuove generazioni, dalla pochezza del paradigma leghista, per motivi di carattere storico e strategico; perché la globalizzazione è un processo che non può essere reversibile e perché il Sud si è sempre rimboccato le maniche, ripartendo dalle potenzialità del proprio territorio».
Dati e numeri sono venuti dall’intervento di Luca Bianchi, vice direttore Svimez, che si è focalizzato sui giovani e sulle loro nuove opportunità, sullo spreco dei nostri talenti che sono costretti ad andare all’estero, i «famosi cervelli in fuga». «Un laureato su tre al Sud è fuori dal mercato del lavoro e dal sistema formativo. Nei prossimi vent’anni il Sud perderà circa un giovane su quattro e al Nord tra vent’anni un giovane su cinque sarà straniero. Uno tzunami demografico». E dai successivi interventi di Giovanni Allucci, amministratore delegato del consorzio Agrorinasce, di Domenico Menniti, amministratore delegato Harmont & Blaine, di Marcello Tortora, amministratore delegato Medias e di Fra Giuseppe De Stefano della Comunità Frontiera di Mola di Bari. A concludere i lavori del mattino gli interventi dei giovani del Terzo Polo, in attesa che i propri leader diano il via ufficiale al movimento. L’appuntamento è oggi alle 16 in piazza Libertini a Lecce.
Sabato 22 ottobre 2011
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