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LECCE | I giovani devono fare i conti con una società sempre meno disponibile a ospitarli. Specie nel Salento, dove secondo uno studio della Confartigianato, la disoccupazione è in crescita. Sono il 47,3 per cento i giovani compresi fra i 15 e i 24 anni senza un lavoro in provincia di Lecce. Un dato altissimo, quasi la metà, che colloca il Salento all’ottavo posto in Italia. Dalla tabella diffusa dalla Confartigianato emerge chiaramente la situazione di difficoltà in cui versano le fasce più giovani, che come si sa non hanno garanzie, non riescono a sposarsi, ad ottenere un mutuo, a mettere su famiglia. E in Puglia è proprio Lecce ad avere il triste primato fra le sei province. Il tasso di disoccupazione dei giovani under 35 è salito al 29,6 per cento. Ma ancor più drammatico è proprio quello dei 25/34, che si attesta, come detto, a quasi la metà.
Precede Foggia, con un tasso di disoccupazione al 25,2 per cento (al 17esimo posto in Italia). Poi Brindisi col 23,8 per cento (al 22esimo), Taranto col il 23,3 per cento (al 23esimo) e Bari col 18,6 per cento (34esimo).
Il tasso medio, in Puglia, si attesta quindi al 23. Meglio rispetto ad altre regioni del Mezzogiorno dove il tasso è del 25 per cento, pari a 538mila giovani senza lavoro su un totale, in Italia, di un milione 138mila disoccupati fino a 35 anni. A livello nazionale – si apprende ancora dal rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato, diffuso dall’Osservatorio economico di Lecce – la disoccupazione giovanile si attesta al 15,9 per cento. Ancor peggio i ragazzi fino a 24 anni d’età: il tasso di disoccupazione, in questa fascia, è del 29,6 per cento rispetto al 21 della media europea.
Tra il 2008 e il 2011, dunque, gli occupati sono diminuiti di ben 926mila unità. Un contraccolpo micidiale per il mercato del lavoro.
LE RESPONSABILITÀ DELLA CRISI | «La crisi non è ancora passata», spiega il vicepresidente di Confartigianato Imprese Lecce, Maurizio Botrugno. «Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Ma occorre analizzare bene questi dati, perché se da un lato cresce la disoccupazione, dall’altro è incomprensibile la difficoltà a reperire manodopera nei settori dell’artigianato». E per risolvere l’emergenza, secondo il vicepresidente bisognerebbe «creare un rapporto più stretto fra la scuola e le aziende per avvicinare i giovani alle attività artigiane».
E come si fa per raggiungere questo obiettivo, in un momento in cui molti giovani vorrebbero svolgere un’attività in settori meno manuali e più intellettuali? «Occorre valorizzare la formazione professionale, rilasciando l’apprendistato quale strumento formativo fondamentale per trasmettere il “saper fare” e per inserire i giovani nel mondo del lavoro. La recente riforma dell'apprendistato – spiega Botrugno – potrà contribuire a ridurre la distanza tra i giovani e il mondo del lavoro. Da un lato, i ragazzi potranno trovare nuove strade per imparare una professione, dall'altro – conclude – le imprese potranno formare la manodopera qualificata di cui necessitano».
CONFRONTO PROVINCE E REGIONI | Riguardo alle regioni, la «maglia nera» spetta alla Sicilia, dove la quota di disoccupati è pari al 28 per cento. Seguono la Campania con il 27,6, la Basilicata con il 26,7, la Sardegna con il 25,2 e la Calabria con il 23,4. Le condizioni migliori si trovano in Trentino Alto Adige dove il tasso di disoccupazione è contenuto al 5,7 per cento. A seguire la Valle d'Aosta con il 7,8, il Friuli Venezia Giulia con il 9,2, la Lombardia con il 9,3 e il Veneto con il 9,9.
Circa le province italiane, la più «colpita» è Carbonia-Iglesias dove i giovani in cerca di occupazione sono il 38 per cento della forza lavoro. Seguono, a breve distanza, Agrigento (35,8) e Palermo (35,7). La provincia più virtuosa è Bolzano dove il tasso dei giovani senza lavoro è appena del 3,9, seguita da Bergamo con il 5,6, e da Cuneo con il 5,7. Poi, però, le percentuali di disoccupazione si fanno preoccupanti.
Martedì 30 agosto 2011
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