di Valentina Castelli
LECCE | A distanza di 5 anni dall'episodio, il secondo misterioso uomo che aveva partecipato alla rapina di un chiosco sito in piazza Sant'Oronzo, Mirko Ricciato, si trovava oggi in tribunale, per patteggiare una condanna di 4 anni di detenzione.
QUELLA SERA | La sera del 10 dicembre del 2006 due malviventi con la pistola e i volti coperti dai passamontagna si appostarono in attesa vicino alla casa di Antonio Caputo, chiamato anche Tonino mani d’oro, per le tante vincite provenienti dai biglietti comprati dal suo chiosco. L'aggressione non deve aver presentato particolari difficoltà data la disabilità del signor Caputo: mentre uno lo teneva fermo per terra, l’altro rovistava nelle sue tasche appropriandosi dell'importo giornaliero guadagnato, una somma di circa 4 mila euro. Ma l’intervento tempestivo di una pattuglia della Polizia di Stato permise l’arresto, in flagranza di reato, di Franco De Riccardis e il sequestro della pistola utilizzata per minacciare l’uomo.
LE IMPRONTE | A incastrare Ricciato, ossia il secondo uomo coinvolto nell'aggressione, a distanza di ben 5 anni, è stata una sua impronta registrata nel sistema Afis (l'acronimo di Automated Fingerprint Identification System, cioè il Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte), in occasione di una presunta estorsione commessa l’8 aprile scorso. Un grosso aiuto nelle indagini la polizia l'ha ricevuta dallo sviluppo tecnologico di questi ultimi anni, che ha permesso di confrontare le impronte digitali di Mirko Ricciato raccolte durante l’arresto dell’8 aprile con quelle rilevate dalla scientifica nella casa di Caputo ai tempi del furto.
Nei suoi confronti il giudice delle indagini preliminari, Nicola Lariccia, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del sostituto procuratore Francesca Miglietta, con l’accusa di rapina aggravata, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi. Ricciato in aula è stato rappresentato dagli avvocati Luigi Covella e Fabrizio Pisanello.
Lunedì 7 novembre 2011
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