Lecce | il senatore buccarella non nutre dubbi e invita a diffidare dai falsi euroscettici
Grillini come l'ultima speranza per il futuro del Paese, secondo il parlamentare salentino, il quale boccia l'ipotesi di un gruppo insieme a madame Le Pen, leader del Front national
di Francesco Buja
Per dissipare piacevolmente alcuni dubbi sulle imminenti elezioni europee concediamoci un giochino. E sfogliamo i precetti di due partiti che vogliono far balzare l’Italia sul treno antieuro per salvarne l’economia. Come si giocava con le figurine dei calciatori: ce l’ho, mi manca… Dunque, le caselle delle pagina di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale e di quella del Movimento 5 stelle. Sospensione o abolizione del Fiscal compact: ce l’hanno; difesa dell’agricoltura: ce l’hanno; adozione degli eurobond: ce l’hanno; una politica comune per i Paesi mediterranei: ce l’hanno; rifiuto del Partito socialista europeo e del Partito popolare europeo: ce l’hanno. E ovviamente abbandono dell’euro. Può bastare per individuare un doppione di partito antieuro. Ma Grillo, a differenza degli altri eurocritici, si gioca tutto. Perché, se Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale è ancora un oggetto misterioso, il leader del Movimento 5 stelle rischia di rimanere prigioniero dell’angolo degli impotenti urlanti, spazio tenacemente guadagnato rifiutando due inviti al governo nazionale. Grillo forse si gioca tutto, un rischio che il senatore Maurizio Buccarella, del Movimento 5 stelle, non nasconde. «Non se lo gioca Grillo, se lo gioca l’Italia - precisa il parlamentare salentino, che abbiamo incontrato domenica durante una raccolta di firme per una causa ambientalista dei pentastellati, a Casalabate, località balneare a nord-est di Lecce-. Gli italiani si giocano buona fetta del loro futuro in questa tornata elettorale del 25 maggio. Nel senso che il segnale che noi ci aspettiamo che gli italiani daranno sarà ancora una volta, come l’anno scorso, forte e chiaro e chi non vorrà sentirlo non avrà più scuse. Stiamo parlando delle aspettative che nutriamo anche per quello che noi riusciamo a percepire anche stando in piccoli incontri come questo oggi: vediamo che c’è un’aspettativa, una voglia di tornare a votare e magari votare Movimento 5 stelle, perché, con tutti gli errori che possiamo aver commesso e le approssimazioni che possiamo riconoscerci, noi rappresentiamo l’ultima speranza per questo Paese di cambiare e per il futuro». Perché, fra gli eurocritici, si deve preferire il Movimento 5 stelle? «Evidentemente - è la spiegazione di Buccarella - per una coerenza fra quelle che sono le posizioni strumentali, elettoralistiche, dei partiti politici. Anche Berlusconi adesso dice di essere antieuro. Noi sappiamo che chi ha votato la modifica della Costituzione, l’articolo 81 (introduzione del principio del pareggio di bilancio; ndr), in Parlamento, nel 2012, sono stati tutti i partiti politici, che adesso troviamo sostenere dubbi o addirittura l’uscita immediata dall’euro. Noi diffidiamo di queste che sembrano essere posizioni strumentali; invece sosteniamo un discorso ragionato di diffidenza, non di uscita dall’euro subito, ma noi proponiamo il referendum da fare dopo le elezioni, che avrà carattere consultivo e di indirizzo politico, per dare la possibilità agli italiani di essere informati su che cosa significa continuare ad appartenere all’area euro, con l’essere sottoposti, in conseguenza di questo, ai trattati internazionali che condannano qualsiasi governo sarà alla guida del Paese a politiche restrittive di austerity che arretreranno il livello dei diritti civili degli italiani». Il pensiero corre a Marine Le Pen, che ha spinto il Front National a circa il 30 per cento delle probabili preferenze e che ha criticato aspramente Grillo. È comunque ipotizzabile per il Movimento 5 stelle aderire a un gruppo europeo con la Le Pen? «Non ne vediamo l’esigenza. Perché la destra francese lepenista è caratterizzata da elementi veri di xenofobia, di nazionalismo esasperato che non appartengono a chi, come noi, sostiene di voler recuperare il concetto di comunità. Noi parliamo di comunità nazionale, col reddito di cittadinanza. Le nostre parole guerriere sono: solidarietà, soluzioni virtuose, partecipazione dei cittadini. Le parole che usano loro sono di guerra, di esclusione, non sono parole di comunità». E già l’album degli eurocritici sembra troppo piccolo per farli coesistere.
Giovedì 15 maggio 2014