Lecce | nel 2005 una condanna per minacce e maltrattamenti ai danni degli ospiti del centro
Il sacerdote, con altri due complici, avrebbe fatto confluire sul suo conto personale 2 miliardi di lire destinati al centro di accoglienza di San Foca
LECCE | Condanna pesante per don Cesare Lodeserto, ex segretario personale dell’arcivescovo di Lecce monsignor, Cosimo Francesco Ruppi, accusato di peculato.
SOLDI SOTTRATTI AL CENTRO DI ACCOGLIENZA | Don Cesare secondo l’accusa tra il 1998 e il 2000 ha sottratto indebitamente 2miliardi di lire, tutti destinati al centro di cui era dirigente, il «Regina Pacis» di San Foca che si occupava di accogliere i tantissimi migranti che approdavano sulle coste salentine. Negli stessi anni fu stipulata una convenzione tra la prefettura e la «Onlus arcidiocesi» di Lecce realizzata al fine di gestire i fondi destinati a sovvenzionare il centro di accoglienza. Soldi, per una somma totale di 9 miliardi, versati dallo Stato, dalla Conferenza Episcopale, dalla provincia di Lecce e dal Consiglio italiano dei rifugiati. L’accusa, rappresentata da Imerio Tramis (oggi alla procura minorile), ha dimostrato che circa 2 miliardi di lire di quei famosi fondi sono finiti direttamente nel conto personale del sacerdote e di persone vicine a lui, uno dei quali identificato come Renato Lodeserto, ex sottoufficiale della guardia di finanza e zio di Cesare, ormai deceduto. Attraverso una corposa documentazione l’accusa è riuscita a dimostrare la piena colpevolezza del sacerdote e soci, smentendo così la sentenza della prima Sezione penale di Lecce che aveva assolto l’imputato. Tramis aveva chiesto una condanna di 4 anni e mezzo mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Federico Massa, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
UN PASSATO DI MALTRATTAMENTI E MINACCE | Il sacerdote era già conosciuto alle forze dell’ordine, infatti, fu arrestato l’11 marzo del 2005 per presunti maltrattamenti ai danni di 17 maghrebini ospiti del suo centro. Le imputazioni a suo carico furono sequestro di persona e abuso dei mezzi di correzione. Oltre a lui furono arrestati 18 persone tra volontari, carabinieri, operatori e medici in servizio al centro. Due anni dopo fu condannato con rito abbreviato dal giudice dell’indagine preliminare, Nicola Lariccia, a 5 anni e 4 mesi di reclusione per i reati di calunnia, minaccia. Lodeserto infatti si sarebbe rifiutato di far uscire dalla struttura alcune ragazze di nazionalità moldava, privandole del permesso di soggiorno e avrebbe tra l'altro indotto sotto minaccia un teste chiave del processo a rilasciare in aula delle dichiarazioni false.
Venerdì 25 novembre 2011