Lecce | Un istituto voluto da Giovanni Falcone e che ha permesso grandi risultati
Il procuratore capo Cataldo Motta, durante la conferenza stampa di ieri ha sottolineato l'importanza di operazioni come quelle di recente sviluppo, per garantire la sopravvivenza della Dia sul territorio. E l'argomento ritorna attualità
LECCE | Torna d'attualità l'ipotesi della chiusura dell'ufficio della Direzione investigativa antimafia di Lecce, a ridosso dell'esito dell'operazione Berat-Dia II che ha condotto all'arresto di undici persone precedentemente accusate per associazione di tipo mafioso e implicate a vario titolo nell'importazione e nello spaccio di droga. È stato proprio nel corso della conferenza stampa di ieri che il capo procuratore Cataldo Motta ha sottolineato quanto siano importanti i risultati conseguiti in interventi come questo per garantire o per lo meno far sperare nella permanenza dell'istituto sul territorio.
I TAGLI DECISI DAL GOVERNO | Quella toccata è una vecchia ferita, che fa riferimento alle voci di un giornale nazionale che qualche settimana fa paventava la possibilità della chiusura di alcuni centri antimafia sparsi su tutto il territorio nazionale, fra cui quello appunto leccese, in risposta ai tagli decisi dal governo sui budget di spesa pubblica, che hanno coinvolto anche alcune voci della polizia e delle forze dell'ordine. Allora all'interrogazione presentata dall'onorevole Teresa Bellanova, che chiedeva al governo delucidazioni in merito a tale possibilità, aveva risposto seccamente il sottosegretario all'Interno, l'onorevole Alfredo Mantovano, con un messaggio perentorio: «Non esiste alcuna ipotesi di chiusura della Dia di Lecce».
LA CAPACITÀ DI DISCRIMINARE | Il pericolo insito nella situazione di crisi e nella ricerca forzata del superfluo, secondo un comunicato di Regione Salento, è quello di non comprendere bene «ciò che è inutile realmente e va perciò tagliato, e ciò che invece è indispensabile e deve restare sul territorio», soprattutto quando il territorio di cui si parla è il nostro, soggetto storicamente a una forte presa da parte della mafia, cosa di cui sono testimoni il gran numero di arresti operati da militari e agenti negli ultimi mesi».
«CENTRALIZZARE NON È LA RISPOSTA» | L'idea che una sola sede, quella di Bari, possa bastare per la regione Puglia, che vanta una superficie molto sviluppata in lunghezza, e quindi sulle distanze, è assurda per il movimento autonomista: «Il diritto alla sicurezza di ogni cittadino onesto va nella direzione esattamente contraria a quella della centralizzazione», non è possibile demandare tale fondamentale attività ancora una volta al capoluogo di regione, è necessario offrire un servizio diffuso e pervasivo, per garantire la sicurezza.
BELLANOVA | Anche l'onorevole Teresa Bellanova torna a esprimersi a riguardo con un comunicato. E richiamando alla mente l'episodio risalente a poco più di un mese, commenta le parole del procuratore: «A quanto pare, le rassicurazioni di Mantovano non hanno rassicurato un granché». Ricorda poi il fatto che il governo di cui Mantovano faceva parte era pronto a penalizzare fra le altre strutture anche quell'istituzione, la Dia, «fortemente voluta da Giovanni Falcone e istituita nel 1991. Ma nonostante la riduzione di fondi passati dal 2001 a oggi da 28 a 15 milioni di euro, grazie alla professionalità degli operatori DIA, sono in aumento i risultati conseguiti in materia di monitoraggio degli appalti e di sequestri che, dal 2009 al primo semestre 2011 hanno raggiunto l'importo di 5,7 miliardi di euro di beni sequestrati e 1,2 miliardi di euro di beni confiscati».
UNA TERRA OBIETTIVO DELLE MAFIE | Sono questi risultati a rendere evidente quando questa realtà sia necessaria ora come non mai sul territorio, e continua: «Credo, quindi, non sia un caso se, a margine della presentazione dell'ennesima brillante operazione della Dia, oggi si aggiunga anche il procuratore Motta a farmi buona compagnia in quella preoccupazione. Se un addetto ai lavori di questo calibro, direttamente interessato, rilancia l'allarme su quel rischio diventa evidente a tutti come quel 'telegramma' di Mantovano rientrasse nella nota strategia della negazione, senza se e senza ma, di quel governo il cui fallimento è stato oramai universalmente riconosciuto. L'auspicio è che il nuovo governo possa invertire quella rotta scellerata, in modo da non lasciare sguarnito il contrasto alla criminalità organizzata in una terra che continua ad essere obiettivo delle mafie».
Martedì 22 novembre 2011