Lecce | Complessivamente il pm ha chiesto quasi 90 anni di carcere per il clan coinvolto
Il nome deriva dagli interessi economici maturati sulla fiera di Galatina: una tentata estorsione dietro la denuncia che ha dato inizio alle indagini
di Valentina Castelli
LECCE | Chiesti quasi 90 anni per il clan «Mercante in fiera» per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico, spaccio di stupefacenti e tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Conosciuto come uno dei più grandi clan specializzato nello spaccio di droga e associazione a delinquere. Un altro clan messo dietro alle sbarre grazie alla bravura dei militari della stazione di Galatina, ma la storia merita di essere ripresa.
LA FIERA DI GALATINA | Tutto ha inizio nell’aprile del 2009 dopo una coraggiosa denuncia da parte di un imprenditore galatinese per una tentata estorsione presso la stazione di Galatina. Da qui emerge l’esistenza di un clan capeggiato da due fratelli: il «clan Coluccia». Il clan gestiva non solo tutti gli affari che giravano intorno alla Fiera di Galatina, ma aveva creato un mercato di vendita e spaccio di droga con ramificazione in Copertino, Monteroni di Lecce, Leverano, Lecce e Galatina. Nella denuncia si parla di una richiesta di 30mila euro da parte di un certo Luigi Di Gesù subordinato al noto «clan Coluccia». La richiesta di questa pingue somma era dovuta a garantire all’imprenditore, organizzatore di un evento fieristico, la protezione sia sulle sue attività commerciali sia sullo svolgimento della manifestazione da lui medesimo organizzata. Di Gesù nella tentata estorsione si è presentato come diretto collaboratore del «clan Coluccia». Attraverso le indagini gli inquirenti hanno avuto modo di scoprire l’esistenza di due diversi clan specializzate al traffico di stupefacenti; la prima a operante a Galatina, mentre la seconda nei comuni di Monteroni di Lecce, Leverano, Copertino, Veglie e Lecce.
I DUE CLAN | Intensificando le ricerche e le indagini da parte dei carabinieri di Galatina si è riusciti a risalire a due associazioni dedite al traffico di stupefacenti: il primo clan in particolare, si occupava del commercio di cocaina ed hashish. Di questo gruppo facevano parte Roberto Tundo, Alessandro e Massimiliano Ciccardi, Pietro Narcisi e Antonio Lagna, quest'ultimo, capo indiscusso del gruppo. A questo concorreva un analogo gruppo dedito sempre allo spaccio delle stesse sostanze risalente al capo Alessandro Santoro, membri anche Marco Rossetti e Andrea Lo Bue.
UN LINGUAGGIO CRIPTICO | Il secondo clan ramificato nelle zone di Copertino, Leverano, Monteroni di Lecce, Veglie e Lecce faceva capo ad Antonio Protopapa, Rosanna Tornese e Salvatore Conversano. Figurano come loro stretti collaboratori Angela e Carla Protopapa, Daniele Spedicato, Stefano Mega, Giuseppe Bergamo, Vanessa Lezzi e Carmen Murrone. Questo clan era specializzato nel traffico di droga, in particolare cocaina. Antonio era riconosciuto come il dirigente nella vendita e spaccio, aiutato e a volte anche sostituito nell’attività illecita dalla convivente Tornese. Altra figura di rilievo era Conversano, che costituiva il primo punto di riferimento nella gestione del traffico di Protopapa. Mega, Spedicato e Bergamo oltre a farne uso personale risultavano essere i principali corrieri di cocaina, mentre Angela e Carla Protopapa, Lezzi e Murrone si mettevano alla ricerca dei clienti prendendo da loro l’ordinazione per poi, in un secondo momento, prendere consegna della droga da Antonio Protopapa.
Dalle intercettazioni ambientali è emerso che i componenti del clan comunicassero con un linguaggio criptico, chiamando la droga in diversi modi: viaggio, favori, minuti, frutti di mare, bicchiere di aperitivo, carne cotta o cruda ed altro. Diversa è la posizione di Claudio Erpete, infatti l’uomo ha violato gli obblighi e le prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza frequentando più volte Antonio Protopapa, Salvatore Conversano e Stefano Mega.
CON RITO ABBREVIATO | L’indagine ha preso il nome di mercante in fiera facendo riferimento agli interessi economici che il clan intessuto in relazione all’organizzazione della Fiera di Galatina.
Oggi davanti al giudice dell’udienza preliminare Nicola Lariccia il pubblico ministero Antonio De Donno ha emesso le richieste di condanna per i 15 imputati che hanno scelto il giudizio con rito abbreviato: 7 anni e 6 mesi di reclusione per Giuseppe Bergamo e 24mila euro di multa; 4 anni e 20 mila euro di multa per Patrizia Catanzaro; 10 mesi e 4mila euro di multa per Danilo Pasquale Coluccia; 8 anni e 24mila euro di multa per Salvatore Conversano; 2 anni e 4mila euro di multa per Claudio Erpete; 7 anni e 6 mesi e 24mila euro di multa per Vanessa Lezzi; 8 mesi di reclusione e 4mila euro di multa per Perdonato Ligori; 7 anni e 24mila euro di multa per Stefano Mega; 7 anni e 6 mesi e 24mila euro di multa per Carmen Murrone; 7 anni e 6 mesi e 24mila euro ciascuno per Angela e Carla Protopapa; 15 anni e 40mila euro di multa per Antonio Protopapa; 14 anni e 35miola euro di multa per Rosanna Tornese; riconosciuta, invece, la semi-infermità mentale e chiesti 4 mesi e 2mila euro di multa per Settimo Protopapa. Chiesta l’assoluzione per Luca Patera. La prossima udienza si terrà il 30 novembre.
Lunedì 21 novembre 2011