Gallipoli | La proposta dell'onorevole vincenzo barba di aumentare i posti in parlamento
«Se non ci fossero - dice - mancherebbe il riferimento per i cittadini»
GALLIPOLI | «Macchè dimezzati. Il numero dei parlamentari va aumentato». Parola dell’onorevole Vincenzo Barba, questa mattina ha espresso il suo parere (decisamente controcorrente) in materia di numero di onorevoli accomodati nel Palazzo. Che poi, si sa, le proposte più strane sono sempre impopolari, e questa pure, se pensiamo al dibattito, attualissimo, di abolire le province e ridurre gli sipendi della Casta.
Ma i parlamentari, spiega Barba, se assolvono al loro ruolo di politici, non possono essere considerati dei privilegiati, perché hanno tante spese: «Chi fa veramente politica con passione e coraggio non può vivere con il compenso da parlamentare» spiega Barba. «Ed è giusto che sia così. Se si hanno collaboratori a supporto della nostra attività, una struttura organizzata per meglio assolvere alle nostre funzioni, sedi in cui ricevere e ascoltare i cittadini e se si è vicini, non solo a parole, alle tante iniziative sociali che si organizzano, non ci si arricchisce assolvendo a questo impegno. Chi non fa tutto ciò deve essere sostituito, mandato a casa dagli elettori».
Più facile a dirsi che a farsi, probabilmente, visto che la legge elettorale attuale impone i nomi dei parlamentari dall’alto. Cioè è il partito a sceglierli, e non l’elettore. Tuttavia, dice Barba, tagliando il numero degli onorevoli la gente non avrebbe un proprio riferimento locale, un politico che possa riferire nel parlamento, nelle commissioni, e quindi andrebbero perlomeno aumentati: «Non so cosa, in cuor loro, pensino i miei colleghi, dal momento che ciascuno di noi è responsabile delle proprie azioni in aula, nelle varie commissioni e, soprattutto, nei collegi, ma sono fermamente convinto che i parlamentari andrebbero non dico raddoppiati ma certamente aumentati. Altro che ridotti della metà, come strumentalmente, costi quel che costi, alcuni vorrebbero».
E aggiunge: «Bisogna essere consapevoli del fatto che se i cittadini perderanno il rapporto diretto che hanno con i propri rappresentanti non potranno più essere sentiti, ascoltati, aiutati e supportati come accade ora. Già adesso facciamo una fatica enorme a star dietro a tutte le istanze in cui quotidianamente siamo chiamati in causa: ricevere le persone, ascoltarne i problemi, adoperarsi per dare risposte, partecipare a tutte le iniziative poste in essere da associazioni, comitati, gruppi che esigono ogni giorno la nostra presenza sul territorio. Come può fare un membro del Parlamento, che dovrebbe rappresentare un bacino di cittadini assai più grande, impegnarsi per dare risposte esaurienti ed esaustive? Dovrebbe avere il dono della ubiquità e dell’onnipotenza».
Insomma, per l’onorevole gallipolino, non c’è solo l’impegno dell’aula, ma una serie di impegni che se non venissero assolti porterebbero a snaturarne l’attività: «Dobbiamo essere sinceri e pratici: l’attività legislativa e la frequentazione dei palazzi della politica romani sono soltanto uno dei nostri tanti impegni, chiamati come siamo a portare a Roma le richieste e le sollecitazioni delle nostre collettività. Meno siamo, peggio possiamo fare. Del resto, i Padri Costituenti hanno dato numeri a caso quando hanno stabilito nella Legge Fondamentale, ossia nella Carta Costituzionale, il numero dei rappresentanti? Come giustamente osservava Alberto Moravia in un bellissimo saggio dal titolo “L’uomo come fine” se abbiamo mal di testa non possiamo certo tagliarla, ma dobbiamo fare di tutto per far passare il dolore».
Mercoledì 31 agosto 2011