Tricase | Speronati in mare da finanza e carabinieri con l'ausilio della polizia greca

Continua la lunga traversata dei migranti

E ad Andrano arrivano 129 nuovi sfortunati

Due si è dovuti recuperarli perché caduti in mare. Nascosti gli scafisti

L'imbarcazione da diporto coi 129 migranti
L'imbarcazione da diporto coi 129 migranti

TRICASE | Continua lo sbarco di rifugiati sulle coste del Salento. Quelli sbarcati ieri sono 129. Sono stati intercettati in mare, dapprima dalle forze di polizia greche che li hanno speronati vicino alle coste italiane, fra Andrano e Tricase. È l’ennesimo sbarco di poveri sfortunati, che raggiungono le coste dell’Europa in cerca di fortuna, e che sanno che mai potranno trovarne nei lori Paesi, quelli del Magreb, e di alcuni paesi del medioriente, segnati da conflitti interni per la conquista di libertà e rispetto dei diritti umani.
I militari delle fiamme gialle hanno tentato di fermare l’imbarcazione in mare, riuscendoci soltanto dopo un po’, a causa della resistenza passiva che gli sfortunati hanno tentato di opporre per raggiungere le coste salentine. Poi, raggiunta la riva hanno cominciato il lavoro di identificazione, ma è stato difficile individuare gli scafisti che nel frattempo si erano nascosti fra i migranti.
Due di questi sono caduti nelle acque territoriali, e per recuperarli è stato necessario un intervento in mare dei finanzieri, che sono intervenuti con l’ausilio di un elicottero.

Assieme alle unità navali del Reparto operativo aeronavale di Bari e del gruppo aeronavale di Taranto, è stato possibile recuperare l’imbarcazione da diporto, con a bordo gli sfortunati. Giunti a terra, per tutte le operazioni di identificazione e accoglienza, si sono interessati i militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Lecce, che nel frattempo si è organizzata con le proprie pattuglie, e i carabinieri, anche loro giunti sul posto con le proprie gazzelle.
Insomma, in tutto c’erano 129 persone. Che dopo qualche ora di accoglienza, in serata, sono stati trasferiti al centro di assistenza temporanea «Don Tonino Bello» di Otranto. Le donne e i bambini sono stati visitati per accertarne le condizioni di salute. Le indagini saranno portate avanti per cercare di individuare gli scafisti ed eventuali complici che avrebbero aiutato nella traversata, e che, come detto, si sarebbero nascosti fra i migranti.
Dall’inizio dell’anno, le unità aeronavali della Guardia di finanza di Puglia, nel corso di complesse operazioni condotte anche con l’applicazione di innovativi istituti di diritto internazionale, hanno già intercettato e sequestrato in mare 16 imbarcazioni dirette verso le coste pugliesi, arrestando 19 scafisti stranieri e individuando 1.090 migranti.

IPOTESI DI TRASPORTO DI ARMI | Fra le ipotesi avanzate dalle forze di polizia elleniche si è fatta strada quella che alcuni di loro trasportassero anche armi. Ipotesi non avvalorata da alcuna presenza effettiva, infatti non sono state trovate armi, e dunque si è pensato fossero state gettate in acqua. Dunque è inutile scatenare allarmismi. La presenza di armi (in particolar modo se gettate in mare prima di arrivare in Italia) è dovuta al fatto che questi migranti scappano da situazioni di vero pericolo. Si ricordi, per esempio, che a seguito degli accordi internazionali stipulati fra Libia e Italia (Trattato di amicizia Italo-Libico, ai tempi di Muammar Gheddafi ma ancora validi) i militari libici per scongiurare la partenza di migranti africani verso Lampedusa sparavano raffiche di mitraglia sui corpi di uomini, donne e bambini, proprio durante la loro partenza, mentre prendevano il largo. Molti di loro si riversavano, cadaveri, in mare. E non venivano neppure recuperati.
È chiaro, quindi, che la possibile presenza di armi non sia da interpretare come offensiva nei confronti degli italiani.

Lunedì 29 agosto 2011